Chiose latine (Anonimo Lombardo - Anonimo Teologo)

Gli apparati di chiose latine alla Commedia dei cosiddetti Anonimo Lombardo e Anonimo Teologo costituiscono due episodi significativi nel panorama dell’esegesi dantesca più antica, entro la metà del XIV secolo. Il volume delle Chiose Latine prende in esame la non irrilevante tradizione manoscritta dei due anonimi chiosatori, che conta circa venti codici (completi o frammentari), valorizzando la peculiare intersezione tra i due testi documentata da quello che è il codice più antico e importante dell’intero testimoniale: l’Egerton 943 della British Library di Londra.
Nei margini delle sue carte, impreziosite da un ricco ciclo figurativo che inframezza il poema (di cui il manoscritto è fondamentale testimone), si depositano i due sistemi di glosse: il Teologo, successivo al Lombardo, si pone, almeno nell’Inferno, in stretto dialogo, anche polemico, col precedente. La Nota ai testi è preceduta da una Introduzione in cui si delineano, sulla scorta dei pochi elementi ricavabili dalle chiose stesse, i profili dei due Anonimi: un domenicano il Teologo, attivo nel quarto decennio del ’300, e chiosatore della prima cantica e del Paradiso (fino all’undicesimo canto); dall’identità meno marcata il Lombardo, sicuramente attivo nell’Italia settentrionale (forse un bolognese, forse un religioso) circa un decennio prima, interprete di Inferno e Purgatorio. L’esegesi del Lombardo si configura come un approccio elementare (ma non ingenuo) al poema, centrato su spiegazione letterale dei versi, individuazione delle storie e dei personaggi (mitici o storici) evocati nelle terzine, decifrazione della più immediata simbologia; l’altro è un lettore, per così dire, più raffinato, potendo fare leva su una formazione teologica solida, ampiamente messa a frutto nelle glosse alla terza cantica, anche per rettificare opinioni dantesche considerate non sostenibili sotto il profilo dottrinario o per sottolineare l’ortodossia del poeta.