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I Capricci di Proteo. Percorsi e linguaggi del Barocco. Atti del Convegno di Lecce 23-26 ottobre 2000

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Il termine barocco – di più o meno incerta origine e datazione, giunto alla letteratura dal linguaggio della critica d’arte – ha riscattato solo in tempi abbastanza recenti quella connotazione negativa che l’ha accompagnato per secoli: ancora nel 1949, ad esempio, nel Dizionario letterario delle opere e dei personaggi edito da Bompiani si parla, in riferimento alla produzione letteraria del Seicento, di «cattivo gusto» e addirittura di «perversione del gusto».
Si deve a Benedetto Croce se, al di là degli abbagli che ne offuscano la visione storica, si è iniziato un processo di rivalutazione del Barocco, che ha contribuito da un lato all’affermazione e alla diffusione del termine, dall’altro alla migliore conoscenza dei documenti della letteratura e in generale della cultura di quel periodo. Ma tutto il Novecento è caratterizzato da un grande fervore di studi in merito e da un enorme progresso nella focalizzazione storica e critica di un fenomeno tanto complesso quanto sfuggente a ogni precisa definizione. Ora, allo spirare del secolo, è apparso ormai necessario, e non più procrastinabile, il tentativo di stilare un primo bilancio dei risultati acquisiti e, al contempo, di sondare nuovi percorsi di conoscenza e di approfondimento. A tale scopo, il Centro Pio Rajna ha organizzato a Lecce – capitale del Barocco italiano – un grande Convegno internazionale dal 23 al 26 ottobre 2000, che ha visto la partecipazione dei maggiori esperti dei vari settori disciplinari esaminati: non solo la letteratura, infatti, ma anche il teatro, la predicazione, la musica, le arti, ecc.
Gli imponenti Atti ora a stampa testimoniano della qualità e dell’importanza del lavoro svolto in quella occasione. Si aprono con la doverosa dedica a Giorgio Fulco, profondo, quanto schivo, conoscitore dell’universo barocco, che di questo Convegno fu tra gli ideatori e i promotori; di esso sarebbe stato certo un indiscusso protagonista, se una sorte maligna non l’avesse sottratto anzitempo all’affetto di chi lo ebbe caro e al mondo degli studi.