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Il mito e la rappresentazione del Nord nella tradizione letteraria. Atti del Convegno di Padova, 23-25 ottobre 2006

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Il Nord, luogo di leggende e di avventure, insieme Eden incontaminato e regione magica quanto insidiosa. Per la tradizione letteraria antica e moderna, in primis greco-latina e italiana, centrata non solo geograficamente sul Mediterraneo, le terre del Nord confinano con le regioni dell’ignoto. Nel segno della diversità e della lontananza, il Nord diventa di volta in volta il luogo del meraviglioso, nei resoconti di viaggi e scoperte, già nella cultura greca (Pitea, le isole Cassiteriti, la via dell’ambra), ma anche una sorta di Eden, inospitale ma conservato, e al riparo dalle insidie della civiltà (l’Agricola e la Germania di Tacito, ma ancor prima le sezioni “germaniche” del De bello Gallico cesariano). Su questa doppia direttrice continua a muoversi per secoli anche la letteratura italiana: per cui Nord, ancora nel Cinque e Seicento, non è solo la Scandinavia e l’ultima Tule, per italiani come Machiavelli e Boccalini, ma anche la Svizzera e la Germania (il mito repubblicano). Le relazioni proseguono seguendo il senso diacronico della letteratura, fino al Novecento, in prospettiva stavolta planetaria, a indagare il mito del Nord (il “grande Nord”, Alaska e Canada) in London, fino allo straordinario successo editoriale del Senso di Smilla per la neve.