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Contrasti amorosi nella poesia italiana antica

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Il “contrasto d’amore” è un “genere” lirico ideato dai poeti siciliani che incontrò particolare fortuna nella poesia italiana delle Origini. Semplicissimo lo schema: un uomo e una donna si scambiano battute in rima d’argomento amoroso. I temi, anche se diversi, sono comunque affini: l’uomo tenta di convincere la donna del proprio amore; talora le suggerisce di tradire per lui il marito; talaltra le rimprovera l’atteggiamento freddo e scostante; oppure è la donna a piangere la partenza, per lidi lontani, dell’innamorato; ecc.
Dai poeti siciliani il contrasto passò ai siculo-toscani e fiorì per tutto il Duecento, adattandosi a gusti diversi e subendo sviluppi e modifiche. Se la sua origine infatti è nella nobile tradizione poetica provenzale, da cui mutuò contenuto e lessico “alti”, pur tuttavia la presenza del dialogo favorì l’apertura verso lo stile comico dei giocosi: da qui la convivenza, fianco a fianco, di testi d’impronta giullaresca e di altri dal tono aulico e liricamente sostenuto. Tra i quali certo il più noto è il celebre Rosa fresca aulentissima di Cielo d’Alcamo, e anche il più studiato; ma scrissero contrasti anche Giacomo da Lentini e Federico II, Dante da Maiano e Chiaro Davanzati, Guido Orlandi e Cecco Angiolieri, senza che questo attirasse, come sarebbe stato invece auspicabile, la piena attenzione della critica.
Offre un contributo importante per colmare questa lacuna e giungere a una corretta definizione del genere il presente volume, dove sono raccolti 33 contrasti composti tra gli inizi del Duecento e i primi del Trecento, nelle tre forme principali della lirica delle Origini: la canzone, la ballata e il sonetto. Ogni testo è accompagnato da una Nota introduttiva e da un puntuale commento metrico-linguistico; un’ampia Introduzione indaga gli antecedenti mediolatini, provenzali e antico-francesi del genere, e ne analizza gli aspetti formali più importanti; completano l’opera gli Indici finali: dei nomi, delle note linguistiche, dei capoversi.